16 novembre 2010

Il bosco d'autunno

Mia moglie amava il bosco d’autunno. Le piacevano gli odori, i colori, persino i rumori dei passi attutiti dalle foglie.
Tutti gli anni, verso la metà di ottobre, apriva l’armadio e recuperava dal fondo i vestiti: pantaloni lunghi, camicia di flanella, pile. E poi il K-way verde e le calze di lana. Metteva sulla tomaia degli scarponi il grasso per rendere morbido e impermeabile il cuoio. Era un rito, il suo, con gli stessi movimenti, gli stessi gesti scaramantici.
Non aveva orari. Usciva all’alba con la nebbia che filtrava le prime luci e velava ogni cosa attorno; si inoltrava, con il bastone da passeggio, sotto il sole tiepido del dopo pranzo mentre io scrivevo o riposavo; rimaneva immobile, senza respirare, con la macchina fotografica al collo ad aspettare la luce del tramonto picchiare sulle foglie, e risaltare le tonalità di giallo, arancione, marrone, rosso.
Si sedeva su un masso coperto di muschio e ascoltava gli animali e le piante. Era convinta che anche gli alberi avessero un respiro e parlassero con lei. Le raccontavano storie, diceva.
Aveva con sè un cesto di vimini e lo riportava a casa pesante di funghi: finferli chiodini, mazze di tamburo. I porcini li puliva con un coltello, li tagliava a fette e li lasciava seccare all’aria in una cassetta di legno. Oppure li metteva nei vasetti sott’olio, interi.
Raccoglieva anche castagne, di quelle grosse e lucide, e in cucina sperimentava ogni volta una ricetta diversa: minestre e risotti di castagne, polpette e soufflè di castagne, budini e creme di castagne.
Sì, mia moglie amava il bosco d’autunno.
Più di me.
Per questo l’ho sepolta nella radura, dopo il pino caduto, dietro il masso a forma di poltrona.
L’ho vista tornare; ha aperto la porta e io l’ho colpita in faccia con la vanga. Ha detto solo un oh di sorpresa mentre cadeva a terra. Ho pulito il sangue e aspettato il buio, con il sorriso sul volto e una sigaretta dopo l’altra tra le labbra; ogni tanto la toccavo con la scarpa. Non fingeva. Era morta per davvero.
È stato buffo prendere la strada per il bosco e svoltare a sinistra dopo pochi metri, verso il sentiero che lei faceva ogni giorno che Dio manda in terra. Mi veniva da ridere; il bosco è stata la sua vita e sarà anche la sua tomba. Si troverà bene nella pace che cercava in mezzo agli alberi, scorta di cibo per l’inverno dei i suoi animali.
Ora a casa, dove mi aspetta una birra e il lavoro più lungo e noioso.
Sbarazzarmi di castagne e funghi conservati in dispensa.
Glielo dicevo sempre che non mi piacciono.

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