5 ottobre 2010

Reality show

La truccatrice, una ragazzotta bionda con un piercing sul naso e le braccia tatuate, tamponò il sudore sulla fronte del conduttore. Questi, nel frattempo, beveva acqua da un bicchiere di carta e dava ordini mascherati da consigli.
«Mengazzi, per dio, abbassa un po’ quelle luci. Mi accecano. Se vuoi, portami pure un bastone bianco e il cane lupo. Tu! Sì, dico a te. Il gobbo lo devi girare dalla mia parte! Sono io che devo leggerlo, capisci? Io! Montali! Se urli ancora nell’auricolare, giuro che abbandono la scena e vengo in sala regia e ne esco con il tuo cadavere».
Un uomo, con una cuffia enorme in testa, strillò a tutti e a nessuno che mancavano 10 secondi alla ripresa in onda.
«Grazie, cara, puoi andare. Ho detto vai! Sciò, sciò» e il conduttore accompagnò la ragazza fuori dall’inquadratura con una sonora manata sul culo.
«Amici telespettatori, ben tornati in diretta, dagli studi di Canale 5 con il reality “Scegli il tuo uomo”. Ricordiamo a chi si fosse messo in visione solo in questo momento che stasera si deciderà l’eliminazione di uno dei due concorrenti rimasti in semifinale. Regia, vogliamo inquadrarli?»
La telecamera staccò dal presentatore per mandare in onda l’immagine di due ragazzi seduti su poltroncine di pelle bianca. Quello di sinistra, un trentenne dal fisico asciutto, il viso magro, con capelli lunghi e una leggera barba era tranquillo, le mani in grembo e lo sguardo fisso sul cameraman, nascosto dietro uno specchio.
L’altro, invece, piccolo e tozzo, aveva folte sopracciglia che contrastavano con il cranio completamente rasato. Si mangiava le unghie e dimostrava molti più anni di quelli che in realtà aveva.
«Con il televoto, voi darete la possibilità, a uno di questi due ragazzi, di passare direttamente in finale, mentre all’altro toccherà un calvario di fatiche, ai limiti della sopportazione fisica, per sperare in un salvataggio dell’ultimo minuto. Ma ascoltiamo come trascorrono questi attimi di attesa».
La telecamera ritornò all’interno della casa. Il ragazzo giovane, con la barba, rimaneva sempre immobile e tranquillo.
«Ma come fai a essere così calmo?» chiese l’altro.
«Non affannarti dunque per il domani, perché il domani avrà già le sue inquietudini».
«Sì, d’accordo, ma non immagini cosa ti aspetta se vieni eliminato. Devi avere qualche aggancio in alto…Sono spacciato».
Si alzò e si portò vicino al frigo bar.
«Vuoi qualcosa? C’è solo vino».
Ne bevve un sorso direttamente dalla bottiglia e sputò, senza deglutire, con la faccia disgustata.
«Che schifo! Chi lo produce? Longinus…mai sentito. Sa di aceto, comunque. Sicuro di non volerne?»
Tornò alla poltrona e si lasciò cadere.
«Cristo, odio questa attesa. Se poi scopro chi mi ha mandato in nomination! Tu no, vero? Dai, dillo…»
«Voi siete miei amici, se fate ciò che io vi comando».
«Questa potevi risparmiartela! Ne abbiamo già uno, là fuori, che la pensa così. Comunque, tu e le tue sentenze! Non mi hai mica risposto…»
Si avvicinò all’orecchio dell’amico e, con fare cospiratore, gli sussurrò: «Ma tu, ce l’hai qualche sponsor?»
Il ragazzo lo guardò come se lo vedesse davvero per la prima volta.
«Ma sì! Ormai tutti ne hanno almeno uno. Guarda me…un tempo ero di sinistra. Ma che dico! Oltre! Quante risse con gli sbirri, quante manganellate. Prese, ma anche date, eh! Ora però il vento è girato, sai com’è. Per punirmi mi han mandato qui».
«Quando un cieco guida un altro cieco, tutti e due cadranno in un fosso».
«Come parli bene tu. Ma quelli erano altri tempi. E comunque, a parte qualche tafferuglio non ho mai fatto niente. Non credere all’accusa di omicidio che quei filistei mandano in giro».
«Molti dei primi saranno ultimi e gli ultimi i primi».
L’uomo scoppiò in una risata e diede all’amico una manata sulla gamba.
«Allora sei preoccupato anche tu per il risultato! Lo dicevo io, non potevi restare così impassibile».
La telecamera staccò un’altra volta verso il conduttore che faceva gesti rivolti a un punto nascosto dello studio; si accorse di essere in onda, arrossì e si schiarì la voce.
«Bene, abbiamo sentito quali sono le impressioni dei ragazzi. Ora stop al televoto. Tra poco la regia ci dirà chi sarà eliminato».
Sulle televisioni di milioni di telespettatori apparvero le fotografie dei concorrenti. Le percentuali di gradimento aumentarono fino a fermarsi di colpo.
«Non ci credo…» balbettò Pilato guardando il 50% riferito a entrambi.
«Pareggio! E no ragazzi, non erano questi gli accordi. Ci deve essere un vincitore. Trovate una soluzione, io non ne voglio sapere, me ne lavo proprio le mani».
A quelle parole, i voti di Barabba salirono di un punto percentuale.
All’annuncio della vittoria, saltò in piedi sulla poltrona, fece il gesto dell’ombrello e lanciò un urlo di gioia.
Due uomini della sicurezza, in canottiera attillata, entrarono nella casa e presero Jesus per le braccia, trascinandolo via.
«Mi dispiace, ma evidentemente il mio aggancio è più potente del tuo!»
«In verità vi dico: vi è più gioia nel dare che nel ricevere…»
«Ben detto amico mio, ben detto. Però non vorrei davvero essere nei tuoi panni!»
I tre si allontanarono in silenzio, le telecamere abbandonarono gli sprazzi di gioia di Barabba e tornarono in studio.
«Rieccoci qui. Ora c’è la pubblicità, ma restate con noi. Seguiremo la fine del nostro concorrente anche fuori dagli studi di Cinecittà» salutò Pilato prima di sparire, per riapparire un attimo dopo come uomo immagine per la falegnameria “Tre croci”, nuovo sponsor della trasmissione.

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