21 settembre 2010

Ogni sorso è stato un bacio ricordato

La notte è appena iniziata in questo angolo d'Europa. Il vento soffia e fa tremare i vetri: aspetto l'arrivo del temporale a spazzare via il caldo soffocante del giorno.
Sul tavolino ho quello che mi serve: una bottiglia per affrontare i ricordi e un foglio su cui imprigionarli. Saranno loro i miei compagni questa sera.

Salute e te, Zanetta piccola grande donna assente della mia vita. Di nastri e corpetti riempivi i bauli che ti seguivano su ogni palco, in ogni teatro, mentre io ti aspettavo invano. Troppo presa dall’Arte e dal bisogno di apparire, vedova bellissima e madre assente. Mi manchi, oggi come allora.
Addio MM e CC, entrambe con il destino già scritto. Minute e devote, dai capelli rossi sotto al velo, dalle labbra morbide, dalla gelosia che non imputridiva i vostri cuori.
La notte il peccato veniva a bussare alla porta del monastero, nascosto dietro la mia maschera e sotto il mio mantello. Voi mi accoglievate e l'alba ci sorprendeva nudi, tra baci sussurrati e respiri profondi. Ogni volta giuravamo di smetterla, ogni volta era così bello ricominciare. Ci ha diviso il Tribunale dell’Inquisizione e di voi non ho saputo più nulla.

Gli altri ospiti del castello urlano là in fondo. Bevono e ridono. Ridono di me, ne sono sicuro. La loro ignoranza è vasta. Si atteggiano da filosofi e non sono altro che bestie boeme. Questa sera non cado nelle provocazioni e li lascio ai loro schiamazzi.
Mi verso ancora da bere e continuo la mia lettera.

Ciao Henriette, misteriosa compagna di viaggio e amante unica, a cui ho dato in pegno il mio cuore. Chissà se i miei anni sarebbero stati più dolci al tuo fianco. Il rimpianto non mi abbandona e di te mi rimane il ricordo di quella frase, incisa sul vetro di una finestra sulla strada per Parigi. “Dimenticherai anche Henriette”. Sbagliavi dolce amore. Ti tengo ancora qui con me.
Salute povera Marchesa d'Ufré. A te devo delle scuse per gli inganni, i raggiri e i denari che ti ho rubato. Cercavi l'eterna giovinezza e l'immortalità e hai trovato me, falso mago e esperto dell'occulto. Non vado fiero di ciò che ho fatto, ma ero giovane e disperato.
Addio anche a te, maledetta Charpillon che hai offeso il mio amore con il più vile dei sentimenti: l’indifferenza. Per te mi sono spinto sull’orlo di quel burrone che è il suicidio. Per te mi sono risollevato e anche adesso trovo il coraggio per pensarti.

Fuori la foresta è una macchia scura e minacciosa. Come il mio futuro.
I fantasmi mi fanno compagnia, con loro la bottiglia ha visto la fine. Ogni sorso è stato un bacio ricordato, ogni battito di ciglia un inchino a tutte voi, donne della mia vita. A coloro che sono apparse per restare e per chi è fuggita via con la mia promessa di affetto eterno.
Anche a te, ultimo amore impaziente. Ti vedo dietro la porta, ti riconosco. Altre volte ci siamo incontrati e io non ho mai avuto il coraggio di corteggiarti. Sono sempre fuggito da te. Ora è arrivato il momento di restare insieme per sempre. Ti chiedo solo il tempo di concludere la mia lettera e ti seguirò ovunque andrai.


Dux, 4 giugno 1798 Giacomo Casanova

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