30 marzo 2010

LUCIE E GASTON

«Una bottiglia di vino. Una bottiglia per conoscere la mia storia. Vieni qui ragazzo. E tu, Gaston, porta una caraffa e due bicchieri.»
Lucie ne ha trovato un altro.
«Come ti chiami ragazzo? Che bel nome. Molti anni fa ho amato un pittore che si chiamava così, lo sai? Ah, com'ero giovane, e bella! Non ci credi? Avanti, chiedi in giro...»
È vero. Lucie era la più bella di Montmartre e la sua pelle profumava di lavanda, i suoi capelli erano neri e lucidi, i suoi seni erano sodi e tutto il suo corpo non chiedeva altro che essere amato.
«Ero una modella. Degas, Renoir; ne ho conosciuti tanti. Per ognuno di loro mi sono liberata degli abiti e ho aperto il mio cuore.»
In altre parole c'è finita a letto. E la cosa le piaceva talmente tanto che abbandonò presto la fame della pittura per la ricchezza dei bordelli.
«Sono stati gli anni migliori della mia vita. Ballavo al Moulin Rouge e avevo file di spasimanti fuori dal camerino. Francesi e inglesi e italiani.»
Accontentava chiunque. Purché pagasse in anticipo.
Finché non incontrò Renè.
«Il solo, il grande amore. Lo conobbi la notte di San Silvestro nel 1906 e da allora ogni momento fu solo nostro, sotto lo sguardo invidioso di Parigi.»
Avanti Lucie, diglielo come andò poi.
«Ma ogni cosa bella è destinata a finire, sappilo. Una mattina di maggio lo trovarono impiccato nel parco.»
Ragazzo chiedile perché porta sempre il foulard legato al collo. Ha ancora il segno del laccio con cui il suo Renè cercò di ucciderla per rubarle gli incassi di quelle notti di passione. Credendola morta e spinto dal rimorso si appese a un albero. Lei però non te lo dirà mai, stanne certo. Come non ti dirà che da allora detesta ogni uomo che le capiti davanti.
«La bottiglia è finita. Ne ordiniamo un'altra? No? Sei curioso di scoprire se la vecchia Lucie ti ha raccontato la verità? Saliamo in camera ragazzo, e ti farò morire.»
È proprio quello che farà. Lo legherà al letto e senza dargli il tempo di capire lo strangolerà.
Non è il primo, non sarà l’ultimo.
La conosco bene la storia di Lucie. Me l’ha raccontata tante volte.
Aspetto dietro il bancone del bar. Tra poco scenderà e dovrò nascondere il cadavere. E’ la fine che meritano, per quello che Renè le ha fatto. Lei si vendica così.
Io però non ho paura. Sono l’unico uomo a cui vuole bene, non mi farebbe mai del male. Lo so.
Eccola che arriva. Questa volta ha fatto in fretta.
«Gaston, svelto. Tocca a te.»
«Ci penso io mamma, tranquilla.»

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