16 marzo 2010

ETERNITA'

Racconto pubblicato in ben due raccolte: "Fiato corto" Edizioni IL CAVEDIO e in "Scriverefotografare"



Eccolo il momento perfetto, quell’attimo atteso, sospirato per un’infinità di minuti pigri e tutti uguali, restando fermo, immobile, con il battito del cuore lento come il respiro, inspirare ed espirare inspirare ed espirare, con calma, senza fretta, e seguire il movimento del petto per rimanere concentrato alla vita frenetica guardata attraverso il mirino, un occhio chiuso e uno aperto, con quella strana smorfia sul volto, l’indice destro sul pulsante di scatto, la mano sinistra sull’obbiettivo, con due dita girare la ghiera di pochi millimetri per mettere a fuoco questo o quest’altro soggetto, e cambiare in un attimo prospettiva e senso della foto, sentire la macchina pesante sui muscoli delle braccia e lottare contro il tremore della fatica appoggiando i gomiti sul tavolino, ma un attimo soltanto perché si abbassa l’angolazione, la profondità dello spazio e niente è più come dovrebbe essere, così invece è tutto perfetto, con l’uomo sulla sinistra, di spalle, appena accennato, seduto al Cafè, e sullo sfondo, dall’altra parte della strada, l’Hotel de la Ville, il Municipio, interrotto dal ferro scuro di un lampione senza lampada e dalla sagoma veloce di due auto, c’è la folla a fare da contorno, cammina in fretta nell’aria fredda di dicembre, persa nei propri pensieri lungo la propria vita, indifferente all’amore nitido dei vent’anni dei due, al centro della foto, in mezzo al marciapiede, lui, cappotto scuro e sciarpa chiara, capelli scompigliati e ribelli, con la testa piegata verso di lei e le sue labbra, mentre il braccio destro le cinge le spalle e la trattiene leggermente per farle rallentare il passo e assaporare meglio quel bacio impaziente, lei è presa alla sprovvista, è sbilanciata, ma inclina il capo all’indietro e ricambia, con gli occhi chiusi si appoggia e si abbandona al ragazzo, e insieme sono così insolenti nel grigiore di Parigi che osserva il loro amarsi a ogni angolo, in ogni istante, lungo la strada, appoggiati ai muri, seduti sulle panchine al di qua e al di là della Senna, perché è così che trascorrono i giorni, e anch’io li guardo e ammiro il loro amore romantico e sfrontato che non si nasconde, invidio il loro essere giovane e il modo che hanno di farsi scivolare addosso la vita, senza pensare al futuro, come solo chi ha vent’anni sa fare, ricordo come ero io allora e come non sono più, e anche se tutto questo domani o tra un anno finirà, posso fermare il tempo in un istante e donare loro l’eternità, mi basta poco, trattengo il respiro e scatto.

Nessun commento:

Posta un commento