2 marzo 2010

DOVEVO SCEGLIERE MOCCIA

Potrei iniziare con una spiegazione.

Francesco Guccini accoglie a casa sua tutti i fan che lo vanno a trovare.
Guardo la porta e non mi decido. E’ quasi l’una. Magari sta mangiando e io sono qui a rompergli le balle, con in mano Vacca d’un cane, il suo primo libro che ho letto e che ormai ha tutte le pagine consumate.
Alla fine il dito sul campanello si muove da solo. Pochi attimi e mi ritrovo davanti il Guccio. In carne e ossa.
Tutto il discorso studiato a memoria lungo l’autostrada sparisce in un momento. Resto muto, la bocca un po’ socchiusa e l’aria idiota.
«Ciao.» Mi dice «Su, non fare il gaggio, accomodati.»
Mi ha dato del gaggio! Vuol dire stupido in dialetto, però detto da lui è come un complimento.


No, non va bene…Magari meglio entrare direttamente nella descrizione.

In via Paolo Fabbri 43 ci sono tutti. Fantoni Cesira con una fascia legata al petto su cui è scritto "evviva sempre le mucche da latte" piange in continuazione e tra un sospiro e l’altro ripete: «Sono contenta che abbia smesso. Guardate cosa mi ha fatto diventare. Non ho più il coraggio di uscire di casa.»
Un ragazzo vestito da soldato, con la divisa a brandelli dai colpi di fucile non la smette di ridere.
Un uomo, giovane e bello, vestito con una salopette sporca di carbone e con un fazzoletto rosso al collo gli dà gomitate per farlo smettere.
«Tu sei matto.» Dice.
Amerigo racconta a Colombo il viaggio verso l’America; Keaton in un angolo suona il piano, aria di jazz, per Samantha, Stefania e le ragazze della notte che lo ascoltano rapite.


«Sentite non ce la faccio.» Mi alzo dalla sedia.
Gulliver e Antenòr con una manata mi rimettono a sedere.
«Eh no amico, troppo facile. Hai sentito cosa ha detto Van Loon? Sei suo complice, devi sistemare le cose.»
«Giusto!» Esclama una giovane di vent’anni con un maglione sformato su un paio di jeans «Quello là vuole smettere di suonare. Dice di essere uno scrittore, adesso. E a noi non ci pensa?»
«Quindi tu, bell’imbusto, spicciati a scrivere questa storia.» Cencio il nano, viso già d' uomo serio, mi minaccia con il dito tozzo. «Avanti!»
Guardo Guccini legato e imbavagliato alla sedia. Cyrano lo tortura con la spada.
I personaggi delle sue canzoni sono cattivi e incazzati. Si vogliono vendicare perché da anni non imbraccia più una chitarra.
Devo uccidere Guccini. E’ la punizione per averlo scelto come scrittore preferito e avergli dato sostegno per questa nuova strada. Anche se per finta non è una cosa semplice.
Sospiro e riprendo a digitare parole sulla tastiera.
Lo sapevo. Dovevo scegliere Moccia.

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