17 novembre 2009

Al ballo mascherato

La ragazza sfregò con forza il mocio sul pavimento; piccole gocce caddero sulle piastrelle e si mischiarono al disinfettante. Arrivò davanti alla finestra; si asciugò la fronte con la manica della tuta e si sistemò i capelli raccolti in una fascia di spugna.


Guardò fuori e vide quello che rimaneva della festa: una zucca.

Guardò fuori e i suoi occhi andarono oltre l’orto, oltre il pollaio, oltre la recinzione.

Rivide la festa, le luci suffuse che accoglievano gli ospiti in maschera: streghe e vampiri. Sentì il vociare confuso, lo spumante che riempiva i calici e il loro tintinnio da brindisi.

Rivide lui.

Elegante e bello, con solo una maschera a coprirgli la parte alta del volto, dalla quale facevano capolino due occhi verdi. Subito una folla di ragazze lo aveva raggiunto, per un saluto, un bacio, una foto.

Deve essere uno famoso aveva pensato nel suo angolo, spaesata e insicura, mentre le coppie ballavano e si divertivano.

Senza accorgersene se l’era ritrovato accanto, sorridente, con due bicchieri in mano: gliene aveva allungato uno e aveva bevuto, piano con calma, senza toglierle gli occhi di dosso. Si era presentato e l’aveva fatta ridere con un battuta sulla festa e sulle ragazze presenti.

Lei aveva sentito caldo all’improvviso e le gambe tremare quando, insieme, avevano abbandonato il salone sotto lo sguardo invidioso di tanti.

Erano entrati in una camera e appoggiati all’armadio si erano baciati. Le labbra di lui erano scese sul collo e lei aveva respirato il profumo fresco dei suoi capelli. Il vestito era scivolato sul parquet e nuda, nella penombra della stanza, era andata verso il letto; lui l’aveva raggiunta con la calma di chi sa che certi momenti vanno goduti fino in fondo.

Lei si era aggrappata al suo principe per paura che svanisse all’improvviso, come tutti i suoi sogni e le speranze, imprigionate in una vita che era un inferno. Lui l’aveva amata con dolcezza tra le lenzuola umide ed erano rimasti così, al buio, con il silenzio rotto dai sospiri e con la voglia di far durare la notte per sempre.

Sotto le note ovattate di Desolation Row la ragazza si era sentita un po’ puttana. Però felice. Per una volta desiderata e bella, in un mondo che non le apparteneva e nel quale, per magia, aveva fatto una fugace apparizione.

Ma la fine era arrivata con la velocità di un respiro. Lei in fretta aveva ripreso le sue cose, lo aveva baciato un’ultima volta e senza fermarsi era salita in macchina.

L’incantesimo iniziava a svanire e davanti a casa la sua auto era tornata ad essere ciò che era in origine: una zucca.

Ho anche dimenticato una scarpa pensò prima di ritornare ai suoi mestieri.

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