23 dicembre 2008

Lo Specchio Dei Natali

Lo specchio, distrutto a terra, riflette cento volte la mia immagine. In ogni minima scheggia mi vedo in piedi, con il respiro pesante e con il martello in mano. Lo lascio andare, cade sul pezzo più grande e lo trasforma in frammenti più piccoli, con un suono metallico che devasta.
Le lacrime invece non fanno rumore e rigano le guance prima di colpire le briciole di vetro.
Dalla finestra il sole pallido di dicembre filtra a fatica e incontra il pavimento, e ciascuna scaglia di cristallo rimanda una luce diversa sulla parete della stanza. Un’iride impalpabile di colore nel grigio di oggi.
Era uno specchio magico, me ne accorsi la prima volta che lo pulii. Olio di gomito, sudore, Vetril, acqua distillata e shampoo per bambini. Dopo molte cure, la mia immagine si rifletteva, nitida e pulita, senza le macchie dell’età. Un’ultima passata di panno, e la mia figura cambiò. Vidi me stesso, a tre anni, intento a scartare un grosso pacco, estrarre una batteria e iniziare a suonare.
L’immagine svanì dopo qualche secondo. Riprovai e, ancora, di nuovo, la stessa scena.
Ricordavo quel Natale, forse il primo della mia memoria. E quel tamburo durato un paio di giorni, prima che Babbo Natale venisse a riprenderselo perché disturbavo troppo i vicini di casa.
Tentai ancora, finché lo specchio smise la magia, e mi ritrovai a fissare il mio solito aspetto.
Da quel giorno gli anni si sono accumulati sulle mie spalle e ogni volta in cui mi prendeva alla gola la malinconia, afferravo uno straccio umido e lo passavo sullo specchio.
I Natali passati si mostravano davanti ai miei occhi e ognuno scatenava altri ricordi intorpiditi dal passare del tempo.
Il 25 dicembre trascorso in montagna, con due gradi sotto lo zero, coperti fino al naso in quella grande casa fredda, con la domanda da bambino di 5 anni. «Come farà a trovarci Babbo Natale?»
Quello passato con il fucile in mano, a girare ogni due ore attorno alla caserma, sotto una notte limpida di stelle bianche.
I primi regali scambiati sotto l’albero nella casa nuova e accorgersi che io e lei avevamo avuto la stessa idea e c’eravamo trovati con due televisori identici.
Nell’ultimo anno lo specchio iniziò a propormi avvenimenti mai accaduti. Riconoscevo luoghi e persone, ma non erano ricordi. Erano i miei Natali futuri.
Mi prese la paura. Smisi di richiamare le immagini, finché la curiosità non fu troppo forte.
Nessuno dovrebbe conoscere il proprio domani, sapere cosa lo aspetta, quale trama il destino ha tessuto. Nessuno dovrebbe venire a sapere che per lui non esistono più Natali.
Per questo oggi ho distrutto lo specchio.

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