16 dicembre 2008

Canto di Natale

Nevicava. Di nuovo.
La gente usciva da teatro in una fila chiacchierona, stretta in paletot e pellicce.
Le donne si fermavano prima della porta a vetri e si sistemavano guanti e cappelli; lasciavano in balia della notte solo il taglio degli occhi. Il resto del volto era nascosto da sciarpe morbide di cachemire. Tutte porgevano il braccio ai loro compagni, per timore di scivolare sul marciapiede ghiacciato.
I tre lasciarono il teatro per ultimi. Chiudevano la folla e avanzavano invisibili tra la neve fitta.
«Dite quello che volete.» fece Tod il più robusto, con le spalle possenti e il ventre sporgente. «A me vengono sempre i brividi, come la prima volta, tanti anni fa.»
«Sì, è bello.» rispose Pass, il più anziano, dallo sguardo stanco e perduto. Si stropicciò le mani alla ricerca di calore e continuò «però ormai lo spettacolo è sempre lo stesso. Ogni tanto qualcuno ha un’idea geniale, modifica la storia in un paio di punti e il successo è di nuovo servito.»
L’ultimo della compagnia era muto. Alto e spettrale, chiuso in un mantello nero consumato, con il cappuccio alzato per ripararsi dal freddo. Parlò con il movimento veloce delle mani bianche.
«Hai ragione Tom. Ci rappresentano attori poco credibili.» tradusse Tod, poi rincarò la dose. «Nemmeno a me è piaciuto come ci hanno descritto stasera. Mostri deformi con gli occhi penzolanti dalle orbite. Noi non siamo così, vero Pass?»
«Le nostre sembianze sono sussurrate dalla coscienza di coloro che andiamo a trovare. Noi non siamo orribili, è la gente a volerci vedere così, perché li facciamo sentire in colpa e distruggiamo la loro idea di esistenza di successo.» rispose l’anziano e mise un braccio intorno alle spalle dell’amico.
Il silenzio scese fitto come la neve. Coprì le case e i pochi coraggiosi ancora in giro. Per un po’ anche le automobili si mossero senza rumore, tra le strade sempre più bianche.
«Chi ha la lista?» chiese Tod.
Il muto cercò nella tasca e nella sua mano apparve un foglio stropicciato e piegato in quattro. Glielo porse.
«Ogni anno ci sono sempre più nomi.» sospirò dopo una lettura veloce e una nuvoletta densa uscì dalle sue labbra.
«Non possiamo tirarci indietro, lo sai. Uno vale l’altro, partiamo dal primo e vediamo di fare in fretta.» comunicò a gesti Tom.
Pass, il fantasma del Natale passato, Tod quello del presente e Tom quello del futuro, sparirono nel buio, uno di fianco all’altro. Diretti in ogni angolo del mondo dove c’è chi manovra e si arricchisce sul destino di altri. Da chi è avaro di denaro e di sentimenti.
Chi ha la coscienza sporca tremi nel vederli arrivare.

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