30 dicembre 2008

La Rivolta delle Ombre

Il primo ad accorgersi di quella che negli anni a venire sarebbe stata ricordata come la rivolta delle ombre fu Paco Marquez de Marin.
Nel caldo umido di una mattina di agosto sorseggiava la terza tazza di caffè nero, quando comprese con un brivido, di quelli che hanno vita lunga, che il quadro davanti ai suoi occhi non era lo stesso di sempre. In piedi nel patio della sua casa di legno e lamiera nel villaggio di Cerro Soledad tutte le cose, dai mandorli ai cespugli di gardenie, al piccolo cane impertinente, riflettevano le ombre corte e lucide dei primi raggi di sole. Solo il suo corpo rimaneva isolato, come un miraggio nel deserto, senza la sua fidata ombra.
Rientrò in casa a piccoli passi e si diresse dalla moglie che in bagno era immersa fino al collo in acqua fredda, sali, e foglie di orchidea perché credeva nei rimedi antichi per avere una pelle liscia e morbida e per tenere lontani i mali dell’anima.
“Ho perso la mia ombra” le disse con disapprovazione.
“Sei il solito coglione”
La ritrovò nel letto, sotto le lenzuola umide, dopo una lunga e sudata esplorazione dentro e fuori casa. Era abbracciata a quella della moglie, come lo erano stati l’ultima volta dieci anni addietro e Paco Marquez de Marin si rese conto che stavano bene.
A quel tempo credeva, con l'ingenuità che lo accompagnò fino all'ultimo giorno della sua vita, che l'arcivescovo in quanto scelto da Dio avesse una risposta per i misteri di ogni giorno. Si stupì parecchio nel vedere una lunga coda vociante fuori dalla residenza di Sua Santità. E si stupì ancora di più quando si accorse che lui e sua moglie non erano i soli ad aver trovato le proprie ombre pigre addormentate a letto.
I cantanti dell'amore tenero avevano già composto rime baciate per l'occasione e camminavano solitari senza ombra con la chitarra in braccio a strappare lacrime alle povere donne. I predicatori vestiti da corvi gracchiavano sulla fine del mondo e sulla mala sorte ormai più che prossima ed erano presi a sputi di tabacco dai vecchi che si abbracciavano alla vita con tenerezza.
Paco Marquez de Marin ricordò molti anni più tardi che nessuno era riuscito a dare una spiegazione all'evento. L'arcivescovo parlò di una prova messa in atto da Dio e invitò tutti a pregare con fede rinata. Il sindaco fu certo che si trattasse dell'opera maligna del suo avversario politico al quale bruciava ancora il culo per non essere riuscito a salire sul piedistallo del potere cittadino. Fu anche riabilitata Dona Granda, ritenuta per molti anni sorella del demonio. Fece degli impacchi con foglie di camelia e olio santo, bruciò il tutto e cercò una risposta nel fumo nero, senza trovarla.
La rivolta delle ombre finì in punta di piedi così come era iniziata. Durò tre giorni e tre notti e per gli abitanti di Cerro Soledad furono ore lunghe e senza speranza. Si registrarono parecchi suicidi e molti rinunciarono a passare la vecchiaia in quel luogo e cercarono soluzioni alternative dall'altra parte del mare.
Paco e sua moglie lessero un segno nelle loro ombre pigre. Ritrovarono l’amore perso in gioventù e per evitare un’altra rivolta, fino alla fine dei loro giorni, aspettarono abbracciati l’arrivo di ogni mattino.

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