Sherlock Holmes mi ha sempre affascinato. Da ragazzino passavo ore a leggere i racconti di Doyle cercando di capire come diavolo facesse Holmes a dedurre i problemi di alcolismo di una persona osservando il suo orologio, tanto per fare un esempio, o l'altezza di un sospettato guardando la scritta su un muro. E quando l'amica scrittrice Antonella Mecenero, ben più navigata di me nello scrivere racconti apocrifi riguardanti Sherlock Holmes e il dott. Watson, mi ha detto "perché non provi anche tu?" mi sono detto subito che non ero capace. Figurariamoci se riesco a entrare nella mente dell'investigatore per antonomasia, ambientare un racconto nella Londra di fine Ottocento tra carrozze, tè, e senza il DNA a confermare l'assassino.
Però ho voluto provare e grazie all'attento editing di Luigi Pachì, curatore della collana Sherlochiana, quello che vedete qui sotto è il risultato: "Sherlock Holmes e il fantasma di Mrs. Julia".
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