25 agosto 2009

Viale del tramonto

Il vecchio uscì dalla doccia e strascicò le ciabatte fino al tavolo del trucco. Aprì l’accappatoio blu e guardò il suo corpo riflesso nello specchio. I muscoli scolpiti delle braccia e gli addominali erano spariti da tempo e la pelle gli cadeva addosso come un vestito troppo grande. Lanciò un’occhiata in mezzo alle gambe. Gli diede due colpetti con la mano e desolato scosse la testa. Prese un barattolo dal tavolo e se lo spalmò sulla pelle.
«Non serve a un cazzo questa crema antirughe.» sbottò, poi si infilò la vestaglia e si accese una sigaretta.
Un attacco di tosse lo lasciò senza respiro per secondi che gli sembrarono infiniti. “E’ la volta buona” pensò “adesso muoio.” Una volta calmato si abbandonò sulla sedia e chiuse gli occhi a riprendere fiato. Prese dal cassetto del tavolo un album rilegato in pelle; spostò con il braccio i medicinali, le lozioni, i trucchi e gli fece spazio. Lì era racchiusa la sua gioventù, tutta la sua vita. Guardò le foto, le toccò con le dita gialle di nicotina e immaginò la pelle delle attrici immortalate accanto a lui. Se si concentrava un po’ poteva sentirne anche il profumo. Donne belle e famose, ma anche piccole attrici entrate nel mondo dello spettacolo e in fretta uscite. Il vecchio se le rammentava tutte. Quasi tutte. Gli bruciava ammetterlo, ma anche la memoria seguiva la stessa strada inesorabile del corpo e i vuoti aumentavano ogni mattina. Era stato il migliore; questo se lo ricordava ancora però. Il più pagato, il più richiesto. Il più famoso. E le foto ne erano la prova, per i suoi colleghi più giovani che lo guardavano e gli ridevano in faccia. Lui era una leggenda e loro lo trattavano come un pensionato qualunque.
«Vaffanculo.» sibilò con una voglia irrefrenabile di uscire dal camerino e fare una strage.
«Tra cinque minuti sul set.» lo avvisò una voce dietro la porta.
Il vecchio guardò l’orologio; prese un blister e svitò il tappo; rigirò tra le dita la piccola pastiglia prima di ingoiarla senza acqua.
Pensò di rinunciare, di parlare con il suo agente e di ritirarsi davvero per sempre. Poi pensò ai debiti, il vero motivo del suo ritorno, anche a costo di rendersi ridicolo, lui, il re, come l’avevano definito un tempo.
«Già, un tempo.» si disse guardando le boccettine di medicinali. «Ora sono costretto a tirare avanti con queste. Merda.»
Il regista bussò e aprì la porta senza aspettare risposta.
«Rocco, sei pronto?»
Il vecchio fece sì con la testa e prese di nuovo il blister; mandò giù altre due pillole blu e tirò un sospiro di sollievo nel sentire la medicina fare effetto.
«Andiamo.»

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