26 maggio 2009

L'appuntamento

«Che ore sono?»


«Le 12 e un quarto.»

«Ma dove cazzo è?»

Il più tracagnotto dei due prese una manciata di patatine.

«Non sarà mica da quella là? Lo sapeva bene cosa abbiamo da fare.»

Seduti al tavolino del Bar del Centro aspettavano. Il sole spingeva i più audaci a lasciare a casa i cappotti per giacche più leggere; anche le macchina avevano ceduto il passo ai più primaverili scooter. I due spiavano da una parte all’altra della strada, ma dell’amico neanche l’ombra.

«Che ore sono?»

«Le 12 e 20. Non è che arriva prima se mi chiedi ogni cinque minuti l’ora.»

«Lo sai, abbiamo i minuti contati e se non lo facciamo oggi chissà quando ci ricapiterà un’occasione del genere. E se l’affare salta per colpa sua, con me ha chiuso.» e tirò un pugno sul tavolino.

L’altro afferrò i due bicchieri di Campari col bianco un attimo prima di vederli per terra.

«Calmati. Vedrai che arriverà in orario.»

Dall’altra parte della piazza due uomini litigavano per un posto auto, in banca c’era un via vai continuo di clienti che approfittavano della pausa pranzo, una donna firmava una raccomandata al postino.

«Eccolo là. No non è lui. Però, che somiglianza.»

«Garçon! Ce ne porterebbe altri due?» e indicò i bicchieri vuoti.

«E già che c’è…Ancora qualche stuzzichino magari…» chiese il più tracagnotto.

«Che ore sono?»

«Se non la smetti ti uccido.»

«Hai provato a chiamarlo?»

«Ovvio.»

«E?»

«Spento.»

«Minchia.»

Si accesero una sigaretta. Il fumo spariva in fretta portato via lontano da un tiepido venticello.

«Ma almeno è figa?»

«Chi?»

«Quella là. Se è con lei, invece che qui a studiare il piano, almeno che meriti.»

«Merita, merita.» e tirò fuori il cellulare per mostrargli una foto.

«Ah Però…Sarà pieno di difetti ma almeno ha gusto.»

L’amico arrivò calmo e tranquillo, con un sorriso sulle labbra da prendere a sberle.

«Oh, ciao ragazzi.»

«”Ciao ragazzi” dice. Oh ma sai da quanto siamo qui ad aspettare i tuoi comodi? Lo sai che ore sono?»

L’ultimo arrivato guardò l’orologio, diede due colpi con l’indice sul quadrante poi fece spallucce.

«Mi si è fermato.» sorrise. «Non fare il rompiballe che siamo ancora in tempo. Avevo detto all’una, e all’una sarà. Dai, per farmi perdonare offro io, tanto tra poco…»

«Sei il solito. Non capisco perché continuo a darti retta. Su, andiamo.»

Con il rintocco del campanile della piazza attraversarono insieme la strada, uno accanto all’altro; dall’altra parte del marciapiede si guardarono attorno prima di fermarsi davanti alla porta a vetri.

«Allora, siamo pronti a diventare ricchi?» chiese il tracagnotto.

Gli altri due accennarono in silenzio e sincronizzarono gli orologi.

Poi indossarono i passamontagna ed entrarono in banca.

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