24 marzo 2009

La grande abbuffata

Aveva fame e prese il terzo pacchetto di grissini; in un attimo sparirono, rosicati dai suoi denti da coniglio.
Dalla cucina sentiva il rumore di piatti che venivano spostati, il vociare confuso dei cuochi e il profumo insistente del cibo. Lo stomaco gli ricordò che aspettava da un po’ troppo tempo; senza guardare afferrò un’altra confezione.
Si alzò e in punta di piedi sbirciò attraverso il vetro; dall’altro lato della porta c’era il movimento frenetico di uomini e donne alle prese con il suo pranzo. Il capo chef si muoveva svelto tra tegami e padelle; assaggiava ogni cosa e con un gesto veloce del capo dava il suo benestare.
Un nuovo lamento della pancia fece tornare l’uomo al tavolo un momento prima di assistere alla processione.
Iniziarono con gli antipasti. Pesce, carne e verdura. Su vassoi, taglieri e riviere. Poi i primi, ventuno come le regioni. Gli portarono delle tagliatelle con vongole e broccoletti, un risotto al radicchio e formaggi, dei tortellini al ripieno di castagne e lardo.
All’uomo brillarono gli occhi; si allacciò il tovagliolo al collo e iniziò a mangiare con calma. Buttarsi sul cibo l’avrebbe saziato subito. Lui voleva gustare ogni sapore. Ogni tanto gli riempivano il bicchiere di vino; Gewürztraminer dal Trentino, Vernaccia di San Gimignano, Malvasia rosa.
«E’ tutto di suo gradimento?» chiese con un inchino il capo chef. «Si ferma o le porto i secondi?»
L’uomo si pulì gli angoli della bocca e fece cenno di continuare.
I camerieri liberarono il tavolo per far posto a un enorme maiale arrostito con infilzati gli spiedi di pollo.
Mangiò tutto. E continuò con cesti di frutta, meringhe, tiramisù e profitterol. Un sorbetto in un boccale da birra prima del caffè. Per ultimo chiese un digestivo alle erbe.
Gli scappò un rutto, portò la mano alla bocca e si scusò con un sorriso.
In quel momento sentì il rumore delle chiavi. Cuochi, camerieri e cibo sparirono di colpo dalla sua vista. La porta della stanza si aprì ed entrò un’infermiera con un vassoio e una cartellina del Centro Dimagrimento Sculli.
«Bene signor Motta. Sulla bilancia, vediamo quanto ha perso oggi. Mmm…125. Ottimo due chili in meno.» E segnò il risultato sul foglio.
L’infermiera con una mossa da prestigiatore aprì il coperchio e gli mostrò il suo pranzo. Un pugnetto di carote bollite e dell’insalata scondita.
All’uomo scappò un altro piccolo rutto.
«Lo lasci lì signorina. Ora non ho molta fame.»

1 commento:

manu ha detto...

da un po che nn ti leggo ma questo l'ho trovato davvero carino :-)
manu

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